DE-SIDERA!

Associazione “cArteinregola e Deni Bianco”

FIABA

Tanto tempo fa, nel posto più lontano al mondo, c’era una terra dal nome De-Sidera, che nel nome latino aveva già sorte misera: significa “mancanza di stelle”.
Nessuno conosceva esattamente dove si trovasse, ma correva voce che fosse un posto incantato dove scorreva la magia di un tempo lento fatto di ascolto, amore e pazienza.
Gli abitanti vivevano di cose semplici; con le mani sporche di terra coltivavano abbracci e si regalavano l’un l’altro parole buone. Ogni sera, sotto il cielo pieno di stelle, solevano stare tutti insieme ad ascoltare le storie fantastiche raccontate da Tralenuvole, il più vecchio del villaggio.
Tralenuvole era un gran sognatore con la bellezza nel cuore. Tutti restavano lì ad ascoltarlo, a sognare col naso all’insù e a sussurrare alle stelle i desideri più belli.
Ma un brutto giorno, da una terra lontana, giunse il malvagio Capital Strozzino. Era vestito di nero, aveva un sacco sulle spalle e una luce strana negli occhi. Il suo sguardo magnetico fissò quello degli abitanti e con voce ammaliante disse:
“Ricchi e potenti presto diventerete, se sempre più oro raccoglierete!
Vi porterò nel regno di Bramosia Il più seducente che ci sia”
In quel momento, dal suo sacco si sollevarono in aria una moltitudine di monete d’oro che un vento gelido sparpagliò per le strade del villaggio.
Ipnotizzati da quelle parole, gli abitanti di De-Sidera, come automi, chini a testa in giù, cominciarono a raccogliere l’oro e cercavano di accumularne sempre di più, sempre di più… Una nebbia grigia avvolse il cielo e tutti smisero di cercare le stelle, con l’unico desiderio nel cuore di ricchezza e sete di potere.
Capital Strozzino urlò soddisfatto: “Finalmente tutti nelle mie grinfie!”
Tutti, tranne il vecchio Tralenuvole. Così forte era la bellezza del suo cuore che nulla avrebbe potuto comprarlo.
Il vecchio, sconsolato, si rifugiò in casa e l’unica cosa che gli restò da fare fu quella di affidare la sua tristezza al pesciolino rosso, suo affezionato confidente.

“Ci sarà un modo per liberarli da tale sorte, ma quale, quale?” gridò esausto Tralenuvole, guardando negli occhi il pesce, e detto ciò, calciò una moneta d’oro che brillava sul pavimento. La monetina colpì e mandò in frantumi la boccia del piccolo pesce.
Fu allora che il pesce cominciò a respirare aria e accadde, per magia, che diventò sempre più grande fino a trasformarsi in un’enorme mongolfiera.
“Presto sali e tieniti forte, di stelle faremo scorte
e insieme vinceremo la malasorte!” esortò il pesce fatato.
Tralenuvole montò sulla groppa, il pesce spiegò le ali e si sollevarono da terra. Volarono in cielo fino al chiarore della luna e il vecchio, con il retino tra le mani, catturò le stelle ad una ad una e le serrò in tanti piccoli vasetti. Con un’energica scrollatina, poi, ordinò al suo amico di far ritorno e una volta a terra, senza sosta, a ciascun abitante sulla via lasciò tra le mani un vasetto.
Uno alla volta i barattoli furono aperti: il bagliore delle stelle fu così accecante che tutti i loro occhi si ridestarono dalla maledizione e improvvisamente al loro cuore tornò il ricordo delle notti passate e di quei desideri sussurrati alle stelle.
“Maledetto vecchio!” esclamò Capital Strozzino “non ti permetterò di rovinare il mio piano”. Il malvagio cercò affannosamente di gettare altro oro sulle teste degli abitanti, ma il pesce fatato lo colpì forte con la coda e lo scaraventò nel più sperduto buco nero dell’universo.
In quel momento, tutti gli abitanti insieme sussurrarono alle piccole stelle, strette tra le mani, i loro desideri più belli. Come per incanto, ad una ad una, le stelle lasciarono le mani e volarono lentamente in cielo.
La nebbia grigia che imprigionava De-Sidera si dissolse.
Tralenuvole guardò in su e una lacrima gli rigò il viso: le stelle erano lì bellissime al loro posto e brillavano come non avevano mai fatto, custodi di quei desideri più autentici.

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