MAESTRI CARTAPESTAI: Franco Giotta

L’hangar del maestro Giotta è l’emblema dell’allegro, colorato, familiare ‘dietro le quinte’ del Carnevale di Putignano. Un dietro le quinte fatto di quotidiani, colla, argilla e ferro, ma anche di pentole sul fuoco e musica nell’aria, di giovani e meno giovani, di chiacchiericcio e silenzio.

È qui che nasce il Carnevale. È qui che prende linfa. È qui il vero spettacolo.

C’è chi dice che sia questo, tra camici macchiati di pittura e chiavi inglesi appese al muro, il vero Carnevale e, forse, è davvero così.  

Il maestro Giotta è un veterano: inizia la sua avventura al Carnevale di Putignano da ragazzino, con un corso professionale, un attestato da cartapestaio e la voglia di mettersi in gioco, di impegnarsi in qualcosa di grande, in grado di donare un sorriso e uno spunto di riflessione. “È un’attività che spinge a dare sempre di più, ad andare oltre il limite, mettendosi continuamente alla prova con se stessi; con un carro si realizzano i sogni e le capacità di ogni singola persona. In 50 anni ho dato un grande contributo all’evoluzione del Carnevale, in idee, tecnica e meccanica. Tra i ricordi indelebili c’è proprio quello del primo carro movimentato: una grande anguria che si apriva e si chiudeva. Ecco, apportare innovazione, spessore ed unicità alla manifestazione è un compito a cui siamo chiamati tutti noi maestri cartapestai.”

Inventare per poi creare.

Mesi di lavoro che sembrano non essere mai abbastanza,   ore che volano via come secondi, pennelli che si muovono sempre più velocemente con il passare dei giorni. La continua ricerca della perfezione fa sì che un vero carro allegorico non sia mai davvero finito, “che si inizi presto o tardi, al primo corso mascherato si arriva sempre con l’affanno, questa è una certezza. Il tempo dell’ispirazione lascia il passo a mesi di intenso lavoro: l’energia è concentrata sulla buona riuscita del carro che, nel suo piccolo, è un tassello che contribuisce alla buona riuscita del Carnevale di Putignano.”

Mesi di lavoro che sembrano non essere mai abbastanza,   ore che volano via come secondi, pennelli che si muovono sempre più velocemente con il passare dei giorni. La continua ricerca della perfezione fa sì che un vero carro allegorico non sia mai davvero finito, “che si inizi presto o tardi, al primo corso mascherato si arriva sempre con l’affanno, questa è una certezza. Il tempo dell’ispirazione lascia il passo a mesi di intenso lavoro: l’energia è concentrata sulla buona riuscita del carro che, nel suo piccolo, è un tassello che contribuisce alla buona riuscita del Carnevale di Putignano.”  

Durante il Carnevale avviene la rivincita dei comuni mortali, del cittadino che durante tutto l’anno subisce i poteri forti e che, finalmente, è legittimato ad esprimere i pensieri più reconditi e a schernire senza alcun timore personaggi e personaggini della politica e non solo. È la festa del popolo, da sempre. Ma è molto più che musica e coriandoli: “il vero carrista offre al pubblico un argomento di riflessione, lancia un imput che ognuno è chiamato a interpretare a suo modo. Il carro deve attivare la mente, deve far pensare, deve lasciare qualcosa.”

Nell’hangar si lavora. È fine dicembre, siamo agli sgoccioli. Il maestro Giotta è con il naso all’insù, il suo carro è lì, in tutta la sua imponenza, pronto a muoversi per la prima volta.